Storie da musei, archivi e bilioteche by AA.VV

Storie da musei, archivi e bilioteche by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Google: OQBYAAAAcAAJ
editore: Streetlib
pubblicato: 1842-04-15T16:37:10+00:00


Quattro amiche più una

di Marina Robino

“Giò, vai alla Coop a comprare il lievito, mi serve per fare la pizza per stasera E sbrigati!”

La voce della madre non ammetteva repliche.

“Un attimo, sto studiando!” rispose la ragazza dalla sua camera. Succedeva così tutti i pomeriggi che Dio mandava in terra. Appena Giò apriva il libro, sua madre o entrava con un pretesto nella stanza oppure le intimava di fare cose: “Giò fai questo, Giò prendimi quella roba, Giò rispondi al telefono...”.

Giò sapeva di non poter ignorare la madre, come avrebbe fatto volentieri. Ne era diventata consapevole il giorno del suo ultimo compleanno. Quindici anni e una voglia smisurata di esplodere. Quel giorno aveva trovato sua mamma, una donna alta e severa, a piangere in bagno, rattrappita sopra il bidè e circondata da fazzoletti di carta gettati a terra. Giò era rimasta sorpresa non tanto dalle lacrime – l’aveva già vista piangere, anche se non così – ma dai fazzoletti gettati con noncuranza sul pavimento, un gesto che la donna, maniaca dell’ordine, non avrebbe mai fatto.

“Cosa succede, stai male?” aveva chiesto Giò ancora con la fetta di torta in mano.

Senza alzare lo sguardo, la madre le aveva detto “Mi manchi”.

“Ma se sono qui!” aveva risposto Giò come punta da un’ape.

“Ma te ne andrai e io resterò sola” aveva sussurrato la madre alzandosi e riprendendo la postura imponente che la caratterizzava.

Quindi, da quel giorno – e ne erano passati duecentocinquasette – Giò aveva capito che doveva essere “una buona figlia”, perché sua madre era sola e lei doveva starle vicino. Punto.

Allora perché provava una rabbia così forte da trafiggerle la pancia? Perché non riusciva più a guardare negli occhi la madre senza sentire un groppo nella gola?

Pensieri... Si buttò giù dal letto, infilò le Vans macchiate di vernice nera, prese le cuffie ed accese la playlist del suo cellulare.

“Vado!” urlò.

Quando usciva da casa – un appartamento al terzo piano di una palazzina nel Quartiere Vallemiano – Giò entrava in un’altra dimensione. Era sola, avrebbe potuto girare l’angolo e scomparire. Ogni tanto immaginava gli appelli della madre, dei parenti e degli amici a “Chi l’ha visto?”.

La conduttrice bionda e autorevole avrebbe detto: “ È scomparsa da ieri Giovanna Moretti, detta Giò, quindici anni e mezzo. Frequenta il primo anno del Liceo Scientifico Savoia, di Ancona. È stata avvistata l’ultima volta presso il supermercato Coop di via Vallemiano. È alta un metro e sessanta, corporatura esile, capelli neri, corti, con un ciuffo verde, occhi neri e un piercing sopra il labbro. Indossa dei jeans e un giubbotto nero...”.

Ma poi Giò tornava sempre a casa.

“I walk alone, I walk alone, my shadow’s the only one that walks beside me... ” I Green Day urlavano nelle cuffie di Giò, mentre attraversava la strada di fronte al supermercato.

“Ehi, ma che cazzo!” Un grosso cane nero si era buttato nella strada e un’auto l’aveva preso di striscio. Giò aveva urlato, mentre l’auto aveva continuato per la sua strada e il cane si era diretto verso l’altro lato della via, per poi girare l’angolo.



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